globalizzazione: quadro teorico

Noi riteniamo che il Cristianesimo suggerisca un quadro interpretativo adeguato della realtà intera, quindi anche della vicenda economica e quindi anche della globalizzazione.

Due ne sono i cardini: a) la bontà della natura umana e il suo essere b) insidiata dal peccato originale.

bontà naturale della ricerca del benessere

In forza della bontà della natura umana il cristiano sa che la tendenza al benessere, e anche al guadagno, è una spinta naturale, che non deve essere in quanto tale demonizzata.

Ne segue che si può avere inannzitutto una fiducia di fondo nella essenziale, prevalente positività degli scambi commerciali e del mercato.

insidiata dal peccato

E tuttavia il cristiano sa che il peccato originale altera la bontà naturale delle inclinazioni umane, introducendovi una continua tendenza all'egoismo, e a fare della propria misura il parametro ultimo: dunque sa che la ricerca del profitto, nelle sue condizioni storiche e concrete di esercizio, non è esente da egoismo e da grettezza; non è egoistica in quanto tale, ma facilmente ne è egoistico l'esercizio, a causa del peccato originale che ha debilitato la natura umana; dunque da questa seconda dimensione risulta legittimo porre il problema di "governare" le dinamiche di ricerca del profitto.

Tenendo presente però un fattore importante: chi può ritenersi competente a governare quelle dinamiche (in sè buone, ma insidiate dal peccato)? Istituzioni statali? Non va escluso, ma tenendo presente che il peccato originale è presente in tutti gli uomini, dunque anche nei dirigenti statali. Chi salva l'uomo dal peccato originale? Forse una leadership politica? No: il credente sa che è Cristo che lo salva. Dunque è da Lui e dalla compagnia di coloro che lo seguono (esplicitamente o implicitamente), che può venire il contributo maggiore e più decisivo alla attuazione di una modalità nuova, non egoistica, di vivere anche le dinamiche economiche.

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