Ucraina: la svolta filo-UE
raccontata da Francis Fukuyama
Francis Fukuyama
«La scelta tra allinearsi con l’Ue o con la Russia di Putin era vista come una scelta tra vivere sotto un governo moderno che trattava gli individui equamente in quanto cittadini e vivere sotto un regime in cui la democrazia era manipolata da cleptocrati corrotti»
«Nel novembre del 2013 il presidente ucraino Viktor Janukovyc annunciava la sospensione del tentativo del suo paese di concludere un accordo di associazione con l’Unione Europea, e che avrebbe cercato invece una più stretta collaborazione con la Russia e l’Unione economica eurasiatica del presidente Vladimir Putin. Janukovyc era stato presidente nel 2004, al tempo della Rivoluzione arancione; il suo sforzo di manipolare la propria rielezione aveva scatenato una rivolta popolare che lo aveva estromesso dal potere. Ma nel 2010 era tornato alla presidenza quando la corrotta e discordante Coalizione arancione giunta al potere mancò di mantenere quanto aveva promesso.
Gli sforzi di Janukovyc per riportare l’Ucraina nell’orbita russa scatenarono una serie di proteste spontanee nella capitale, Kiev, dove all’inizio di dicembre quasi ottocentomila persone si erano raccolte a Maidan Nezaležhnosti (piazza Indipendenza) per sostenere la prosecuzione dell’allineamento con l’Ue. Il regime reagì con violenza ma, come in molte situazioni analoghe, l’uccisione di manifestanti non fece che alimentare il livello del senso di oltraggio e incrementò il numero dei dimostranti che sostenevano il movimento Euromaidan. In seguito alla morte di oltre cento manifestanti nel mese di febbraio, Janukovyc perse il controllo della situazione e lasciò per la seconda volta la presidenza, portando così a una nuova apertura politica per l’Ucraina.
Da quegli eventi in poi, l’Ucraina non è diventata una democrazia liberale riuscita più di quanto fosse avvenuto per la Tunisia. L’economia e la politica del paese sono dominate da un gruppo ristretto di oligarchi, uno dei quali, Petro Porošenko, è stato poi eletto presidente nel 2014. Il governo, benché liberamente eletto, è gravato dalla corruzione e ha subìto gli attacchi della vicina Russia, che quello stesso anno ha invaso la Crimea e iniziato una guerra nell’Ucraina orientale. È importante tuttavia comprendere le sottostanti motivazioni degli attori politici che avevano dato vita all’Euromaidan e alla Rivoluzione della dignità.
La sollevazione, a rigor di termini, non riguardava la democrazia, se per essa si intende una pubblica scelta espressa tramite elezioni. Janukovyc era stato legittimamente eletto presidente nel 2010 grazie al supporto del suo Partito delle regioni. Lo scontro, piuttosto, era sulla corruzione e l’abuso di potere. Da presidente, Janukovyc era riuscito ad accumulare una ricchezza personale di miliardi di dollari, come presto si sarebbe saputo dalle rivelazioni sul suo sfarzoso palazzo e altre proprietà. Il Partito delle regioni godeva del forte sostegno di un oligarca, Rinat Achmetov, che, mantenendosi nell’ombra, controllava gran parte delle grandi industrie dell’Ucraina orientale. La scelta tra allinearsi con l’Ue o con la Russia di Putin era vista come una scelta tra vivere sotto un governo moderno che trattava gli individui equamente in quanto cittadini e vivere sotto un regime in cui la democrazia era manipolata da cleptocrati corrotti al riparo di una patina di pratica democratica. La Russia di Putin rappresentava il paradigma dello stato mafioso; una più stretta associazione con questa che con l’Europa significava l’ingresso in un mondo in cui il potere reale era detenuto da un’élite che sapeva di non dover rendere conto a nessuno. Da qui la convinzione che la sollevazione di Euromaidan era destinata a garantire la dignità di base dei comuni cittadini.»
Da Identità. La ricerca della dignità e i nuovi populismi, 2018, cap. 5, “Rivoluzioni della dignità”. Fukuyama, uno dei più noti politologi del mondo, autore del celebre La fine della storia, ritiene che le primavere arabe e la rivolta popolare del Maidan siano accumunate dalla ricerca di una dignità, oppressa da regimi dispotici (i dittatori arabi nel primo caso, la corrotta oligarchia neosovietica nel secondo).